(titolo originale “Why Didn’t They Ask Evans?” pubblicato nel 1933-34; edizione italiana da me letta del 1979 traduzione Diana Fonticoli)
Una storia piacevole e anche divertente – benché come in ogni giallo ci siano dei morti – che non ha fra i personaggi un investigatore, né uno di quelli famosi e né un poliziotto.

Un simpatico giovanotto sui ventotto anni, Bobby Jones, quarto figlio del vicario di Marchbolt, una cittadina sulla costa del Galles, mentre gioca a golf con il dottor Thomas, si imbatte nel corpo di un uomo caduto giù da un precipizio che costeggia un lato del campo di golf. L’uomo, sui quaranta, è moribondo, ma prima di spirare chiede a Bobby, rimasto solo mentre il dottore è andato a chiamare aiuto: «Perché non l’hanno chiesto a Evans?»
Il senso della domanda sarà chiaro solo alla fine del romanzo – ovvio, no? – ma Bobby, dopo averla riferita ai presunti parenti del morto, rischia di morire avvelenato. In seguito a questo fatto e anche alla sparizione di una fotografia dalla tasca del defunto, Bobby e la sua amica, la ricca lady Frances Derwent (detta Frankie), si convincono che l’uomo sia stato assassinato e iniziano a indagare, insistendo fino a risolvere il mistero. Dei due è Frankie la più intraprendente e fantasiosa, ma anche Bobby se la cava egregiamente.
Il romanzo è scritto in terza persona ed è diviso in 35 capitoli, ciascuno con un titolo; quello del primo è “Lo sconosciuto”.