George Eliot – Le disavventure di Amos Barton * Le mie letture

(titolo originale “The Sad Fortunes of the Reverend Amos Barton” pubblicato nel 1857; edizione italiana da me letta del 2019, traduzione di Francesca Frigerio)

Attenzione: nell’articolo è raccontata anche la fine del romanzo.

Non posso dire che questo romanzo breve (la prima opera di George Eliot, che fa parte delle “Scenes of Clerical Life” cioè “Scene di vita clericale”) mi abbia entusiasmata, ma vi ho trovato, oltre a un’interessante descrizione di uno spaccato della società dell’epoca, una notevole vena ironica, che non mi aspettavo (ho letto diversi anni fa “Il mulino sulla Floss” e lo ricordo come una storia molto drammatica). L’ironia mi colpisce sempre, forse chi ha letto altri miei articoli sul blog lo ha notato.

Primo esempio, per il quale non importa neppure illustrare il contesto:

… nella società rurale di venticinque anni fa, si riteneva che l’animale umano di sesso maschile fosse sempre assetato, e “qualcosa da bere” era una “condizione di pensiero” necessaria quanto il Tempo e lo Spazio.

Secondo esempio; anche in questo caso per apprezzare l’ironia non serve sapere chi sia Mr Bridmain, ma lo introduco lo stesso: è il fratello della contessa Czerlaski, vedova; i due abitano insieme e il brano che riporto (come il successivo) sono relativi a una cena a cui sono stati invitati il reverendo Barton e la moglie con la quale Mr. Bridmain parla accompagnandola in sala da pranzo:

Mr Bridmain si applicava alla conversazione come fosse un’arte. Alle donne parlava del tempo, ed era avvezzo a prendere in esame il tema da tre punti di vista: come questione climatica in generale, comparando sotto questo aspetto l’Inghilterra con altri paesi; come questione personale, informandosi su come influisse nello specifico sulla propria interlocutrice femminile; e come una questione di probabilità, chiedendosi se le condizioni atmosferiche del momento avrebbero subito un cambiamento o sarebbero rimaste stabili. Con gli uomini parlava di politica, e leggeva due quotidiani con lo scopo preciso di prepararsi a quel compito. Mr Barton lo reputava un uomo politicamente ben informato, ma non molto vivace.

Dopo cena la contessa loda il reverendo e proclama di volerlo raccomandare a un lord suo conoscente; l’ironia in questo caso è determinata dal comportamento del cane della contessa:

Se lo spaniel Jet, essendo un cane molto più perspicace di quanto tutti immaginavano, volesse esprimere la propria disapprovazione al discorso della contessa, non accordandosi questo con l’idea che egli aveva della saggezza e della sincerità, non sono in grado di dirlo; ma in quel momento saltò giù dal grembo della contessa e, volgendole le terga, mise una zampa sul parafuoco, e tenne l’altra sollevata per scaldarla, come fingendo di sottrarsi alla corrente della conversazione.

La storia è piuttosto semplice, e racconta solo una parte della vita del reverendo Barton, uomo non particolarmente brillante né come ecclesiastico né altro; una persona normale, insomma:

Mr Barton non era per niente ascetico: riteneva che i benefici del digiuno fossero interamente confinati alle norme del Vecchio Testamento; gli piaceva rilassarsi con un po’ di pettegolezzi; anzi, Miss Bond e altre signore infervorate nelle loro opinioni a volte si rammaricavano del fatto che Mr Barton non esibisse una più costante superiorità nei confronti delle cose della carne.

E, dopotutto, il reverendo Amos non sfiorò mai i confini del vizio. Le sue mancanze erano mediane – non era molto sgrammaticato. Non era nella sua natura essere superlativo in qualcosa; a meno, in verità, di essere superlativamente mediano, la quintessenza concentrata della mediocrità. Se c’era una cosa nella quale mostrava un’inclinazione all’eccesso, era la fiducia nel proprio acume e nella propria abilità riguardo le questioni pratiche….

Lui e la moglie, una donna dolce che ha molta considerazione e amore per lui, si trovano a un certo momento a dover ospitare la contessa Czerlaski, dopo che il fratello di lei si è sposato con la cameriera. La presenza della contessa nella casa attira i pettegolezzi dei paesani su Mr. Barton, data anche la cattiva fama – per quanto sostanzialmente immeritata – della donna. Per i Barton e soprattutto per Mrs. Barton, tra l’altro in attesa del settimo figlio, l’ospite è soprattutto causa di maggiori spese e di maggior lavoro. Quando finalmente la contessa se ne va, grazie anche all’intervento deciso della tuttofare Nanny, stanca di vedere la padrona affaticarsi per soddisfare le sue esigenze, i pettegolezzi si acquietano ma il reverendo non recupera la stima dei parrocchiani, fino a che il dolore grande e sincero per la morte della moglie e del figlio nato prematuramente non gli fanno riconquistare la stima e la solidarietà di tutti.

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