Agatha Christie – Giorno dei morti * Le mie letture

(titolo originale “Sparkling Cyanide”; pubblicato nel 1944; edizione italiana da me letta del 1981, traduzione Alberto Tedeschi)

L’affascinante Rosemary Barton muore, avvelenata dal cianuro messo in una coppa di champagne, durante un pranzo in un ristorante di lusso. Al suo tavolo ci sono il marito, George Barton, la sorella minore, Iris Marle, la segretaria di George, Ruth Lessing e due amici di Rosemary: Anthony Browne e Stephen Farraday con la moglie Sandra. Il decesso viene archiviato come suicidio, perché la donna era reduce da una forte influenza che le aveva causato un po’ di depressione.

In casa con i Barton vivono Iris e la zia, Lucilla Drake, che ha un figlio scapestrato ma simpatico, Victor, che gira il mondo senza combinare nulla di buono.

Dopo la morte di Rosemary sia Iris che Lucilla restano a vivere con George. Iris ha ereditato una grossa fortuna che Rosemary aveva ereditato da uno zio.

Diversi mesi dopo essere rimasto vedovo George riceve due lettere anonime in cui si afferma che Rosemary è stata uccisa. Mostra le lettere a Iris e cerca di capire chi può essere stato il colpevole: certo solo uno dei commensali può aver versato l’arsenico nella coppa…

Nella speranza di scoprire chi ha assassinato la moglie, George organizza nuovamente una cena – nel giorno dei morti – nello stesso ristorante, con gli stessi invitati, a cui si aggiungerà anche il colonnello Race.

La cena si rivela però letale per un altro dei partecipanti…

Questa volta l’ipotesi del suicidio viene scartata, anche perché il colonnello Race, che collabora con la polizia, è al corrente delle lettere anonime.

Vengono svolte indagini accurate, sembra che tutti avessero un movente per gli omicidi e che però nessuno abbia versato l’arsenico nelle coppe… ma alla fine la verità viene svelata.

cover AC giorno dei morti

Il romanzo è diviso in tre parti: nella prima, dal titolo “Rosemary”, c’è un capitolo in cui viene mostrata la relazione di Rosemary con ciascuno degli altri sei commensali, il punto di vista (benché in terza persona) è quello del personaggio e il periodo a cui si riferisce è il passato, fino al momento in cui George inizia a interrogarsi sul colpevole, cerca l’aiuto di Race e organizza la seconda cena. La seconda parte si intitola “Giorno dei morti”, si sviluppa in sei capitoli e finisce con la seconda morte. La terza parte si intitola “Iris” ed è composta da quattordici capitoli.

Perché mi soffermo sulla struttura del romanzo? Forse solo perché vi ho prestato più attenzione del solito o forse perché questa suddivisione e soprattutto i primi sei capitoli dedicati ciascuno a un personaggio costituiscono una particolarità.

E anche per sottolineare che il modo di raccontare della Christie non è sempre uguale; ne “L’uomo vestito di marrone”, se ricordate, la storia è un resoconto scritto dalla protagonista integrato da brani del diario di un altro personaggio ed è quindi tutta in prima persona.

Ho apprezzato molto questo romanzo, sia per la struttura che per la trama e il suo sviluppo; anche se ho ricordato quasi fin dall’inizio chi era il colpevole (inconveniente inevitabile quando si rilegge un giallo, per fortuna sfuggono alla mia memoria molti dettagli) l’intreccio è davvero intrigante e non manca il colpo di scena finale. I personaggi sono interessanti, particolarmente approfonditi.

Non manca nemmeno l’ironia… questo tratto della Christie, prima di iniziare le riletture, non lo ricordavo – non so perché visto che in realtà è piuttosto evidente, forse privilegiavo soprattutto l’aspetto giallo – e lo sto gustando con piacere.

A questo proposito un piccolo esempio:

Lucilla Drake garriva. Questo era il termine appropriato con cui la famiglia definiva i suoni emessi dalle labbra di Lucilla.

Nella stessa pagina c’è anche un riferimento a Elizabeth Gaskell, a proposito di un’associazione di memoria di zia Lucilla che mentre parla del dottor Gaskell ricorda che deve andare dal droghiere… perché questi si chiama Cranford

Dato che fra i personaggi c’è Race, invecchiato rispetto a quanto accaduto ne “L’uomo vestito di marrone“, riporto la sua descrizione:

Conosceva Barton fin dall’infanzia. Lo zio di George era stato vicino dei Race, in campagna. Tra i due uomini c’era una differenza di quasi vent’anni. Race aveva superato la sessantina e era alto, dritto, militare nel portamento, col viso bruciato dal sole, i capelli grigio-ferro tagliati corti. Gli occhi erano astuti e penetranti.

Come capita abbastanza spesso nei gialli (sia libri che film o telefilm) anche in questo uno dei personaggi afferma che la realtà non è come un romanzo giallo…

Due battute fra Race e il poliziotto che indaga:

«E il cianuro? Si è trovato come era confezionato?»

«Sì, è stato rinvenuto un pezzetto di carta bianca sotto la tavola, con tracce di cianuro cristallizzato. Niente impronte digitali. In un romanzo giallo si sarebbe trattato di una carta tutta particolare o piegata in un modo singolarissimo. Vorrei tanto spiegare agli autori di romanzi gialli come si svolgono in realtà le cose: imparerebbero presto che molto spesso gli indizi mancano e che nessuno nota mai niente di particolare!»

E, più avanti (ometto chi sono i personaggi per evitare anticipazioni):

«No, non fare come le protagoniste di certi romanzi gialli che fin dal primo capitolo hanno qualcosa che non possono confidare al protagonista… per il semplice motivo che la narrazione non potrebbe reggersi per le successive trecento pagine.»

Forse si possono interpretare le frasi della Christie come ironiche frecciatine ad autori che utilizzano di questi trucchi?

In conclusione, se vi piacciono i gialli “Giorno dei morti” vale davvero una lettura.

p.s. La traduzione letterale del titolo è: “Cianuro frizzante”.

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